Fare il ricercatore artico ha i suoi vantaggi. Vai in posti improbabili se non impossibili, maneggi attrezzature da migliaia di dollari e magari ti costruisci pure quelle che non producono perché troppo care (in più non devi cucinare e hai drink a due euro una sera sì e una no).
Ma può rivelarsi anche un mestiere duro e faticoso. Trapanare un metro di ghiaccio ad esempio, è un bel divertimento se lo fai con un trapano alimentato da un generatore, ma a mano è tutta un'altra cosa. Soprattutto a -35°C perché devi cercare di farlo rapidamente, ma senza sudare (per non raffreddarti), vestito come un astronauta, con la faccia coperta e le zampe (bianche) in delle specie di guantoni da boxe che qui chiamano manopole...
Nessuna compassione, ho pensato... in fondo i coctkail questi li pagano due euro (e noi a Milano ci derubano di almeno quattro o cinque volte tanto) in più ti danno da mangiare e la biancheria pulita... ma visto che un reporter deve sapere ciò di cui parla... ho voluto dare il mio contributo all'osservazione del clima: una carota... Di ghiaccio e lunga un metro.
Dustin, che della materia è un professionista, ha scambiato volentieri lo sparacarote (l'unico rimasto a bordo, visto che l'altro l'abbiamo perso come ho raccontato e che ho scoperto valere 5mila dollari) con la mia macchina fotografica (meno costosa, ma più utile nel mio ramo...). Se gli davo la telecamera sentivate pure i grugniti di zampa bianca.
Ma ecco allora la procedura. Ci vogliono 10-15 minuti di buona lena. E come direbbe Johnny Knoxville, "don't try this at home"...
Prendete una bella lastra di ghiaccio grande qualche chilometro quadrato e galleggiante. Più spessa è, meglio é. La mia era di un metro e 10. Ma qualche spiritoso mi aveva assicurato molto meno...
La parte più di "concetto" è l'inizio perché lo strumento, ha due piccoli denti che bisogna conficcare nel ghiaccio, durissimo a queste temperature.
Poi giri, giri, giri, giri, giri finché la schiena di un giornalista abituato alla scrivania e a al massimo qualche corsetta urla, urla, urla...
Ma tu continui a girare. Il trucco è dare un bello strattone verso l'alto di tanto in tanto e togliere la polvere di ghiaccio in eccesso che fa moltissimo attrito.
Et voiilllà.... la carota è uscita e si vede l'Oceano Artico...
Da non dimenticare. La carota va sfilata dal tubo in maniera molto rapida perchè ha temperature diverse e mentre l'estremità a contatto con l'acqua può essere ad appena -2°C, quella a contatto con l'aria arriva spesso a -20. E quando l'esponete all'aria a -30° e magari c'è pure un po' di vento, comincia a ghiacciare ancor più e se c'è un sottile film d'acqua che si congela è peggio che se ve lo avessero incollato con l'attack... Il ghiaccio aumenta di volume rispetto all'acqua e non lo sfilate nemmeno con il martello. Usare il martello poi, su uno strumento da 5mila dollari (e l'unico del genere rimasto a bordo), non sarebbe poi una gran bella idea.
Insomma, incastrare la carota nello sparacarote è un errore da principianti. E in fatti a me è capitato... Ho avuto il mio battesimo dello sparacarote.