Guido Romeo

#editorslab hackathon: ecco com'è andata a Roma

In Puglia il software open source nella PA è legge

Arriva da Bari una buona notizia: il software open source nella PA della Regione Puglia è legge. È una tappa importante di un percorso voluto dal governatore Vendola - kudos a Nichi! - e annunciata l'anno scorso.

A dire il vero l'iter non è stato velocissimo, ma almeno ora il sotware libero è legge. 

Ora resta da fare la cosa più delicata e importante: mettere in pratica le decisioni prese sulla carta. In Brasile l'hanno fatto con tante polemiche con Microsoft e altri grandi developer, ma con enormi risparmi per la PA e creando un volano fantastico per la comunità degli sviluppatori. 

C'è solo da augurarsi che ora le cose procedano più in fretta...

In which #techcompanies you should have invested your 100 bucks?

In spite of the hype and glam of many more recent companies the best investment for your 100 bucks seems to be Microsoft (but you had to be there in 1986...), at least according to Statista's analysis. 

NB: (relevant) company is missing from the graph... Accordindi to MoneyCone: «if you bought Apple shares in 2001 instead of the original iPod when it was released in October of 2001, you would be sitting on a return on investment of $16,073.78 on your original $399! That’s a return of 3928.52%».

 

The power of Like - un bottone da 150 miliardi di dollari è il cuore di #Facebook

 

 Questo bottone vale (forse) più di cento miliardi di dollari. Lo verificheremo con la quotazione della creazione di Zuckerberg nelle prossime settimane. Intanto Andy Kessler, ex-manager di hedge fund e autore di "Eat people, and other unapologetic rules for game changing enterpreneurs, in un bel pezzo sul WSJ spiega cosa è divenuto e dove ci sta portando quel bottoncino che Mark ha introdotto nemmeno due anni fa. "Like" è il concetto che ormai definisce una generazione ben più ampia die nativi digitali, ma non solo. È anche il modo nel quale gli umani danno istruzioni emozionali alle macchine. E questo ha diverse conseguenze, tra cui aver impresso un passo diverso al mercato delle .com. Mentre una volta il modello di business era basato sul vendere innovazione, oggi sembra che si sia riconfigurato in uno ben più ben sperimentato e antico: convogliare le persone in un posto per vendergli una tutt'altra cosa. È la logica di tutte le grandi piattaforme, da FB a Google con i loro ads, ad Apple con il suo legame forte tra hardware e software, fino ad Amazon, il principe di questa filosofia. L'innovazione tecnologica c'è ancora, ma il propellente sono le emozioni umane, dalle foto degli amici spaccati di birra alle petizioni che sosteniamo. Benvenuti nella generazione del Like. Hope you like it...

 

 

Se il governo (democratico) ha le chiavi del tuo iPhone (e Blackberry e Motorola...)

Nel suo "L'ingenuità della rete", Evgeny Morozov parla ampiamente dei media digitali come strumento di controllo dei regimi autoritari sui cittadini e su eventuali contestatori.

Morozov, che trovo lucidissimo,  passa spesso per pessimista, ma la cronaca sembra ancora peggio delle sue più nere visioni. In India - la più popolosa democrazia del mondo con un miliardo di cittadini - il governo si sarebbe fatto consegnare un accesso alle "backdoor" dei sistemi cellulari di Apple, Rim e Motorola secondo quanto riporta Manan Kakkar su ZDNet. Il tutto a beneficio dei militari che potrebbero così meglio vigilare sulle comunicazioni nel Subcontinente. 

 

Nessun legame tra cellulari e tumori

Qualche settimana fa si è parlato molto della decisione dell'Oms di cambiare classe di rischio alle onde elettromagnetiche di cellulari e wifi. La cosa ha fatto il giro del mondo ed sui media italiani è arrivata con toni particolarmente allarmanti. 

Il New York Times aveva messo in prospettiva lo studio ricordando gli studi precedenti.

Ieri il Journal del National Cancer Institute ha pubblicato un interessante studio su 1000 europei per valutare il rischio che i telefonini inducano tumori al cervello. Non è stato trovato nessun legame come riporta il Wall Street Journal.

 

Telefonini, Wifi e la certezza (solo italiana) dei tumori

I telefonini e i campi elettromagnetici come quelli del wifi causano tumori? La questione non è di ieri e finora nessuno studio è arrivato a una conclusione inequivocabile. Non per i giornali italiani che già ieri sera sul web e oggi sulla carta, titolavano con granitica certezza che i telefonini possono causare tumori.

È senza appello il Corriere: "Allarme Oms: il telefonino può causare il cancro" il cui articolo perfortuna è molto più bilanciato e cauto del titolo; e lo dà per sicuro Il Sole24Ore: Svolta dell'Oms: l'uso del cellulare può aumentare i rischi di tumore - La nuova classificazione, mentre Repubblica è più cauta: Oms, verdetto su cellulari e wireless "Potrebbero causare il cancro"

Interessante invece osservare che lo studio dell'Iarc, l'agenzia dell'Oms per lo studio dei tumori con sede a Lione, è molto più cauto e non consegna alcuna certazza granitica. Si tratta innanzitutto di una metanalisi (non sono stati raccolti nuovi dati, ma esaminati quelli di studi precedenti) e non arriva a parole conclusive, ma di fatto sottolinea l'importanza di proseguire le ricerche per arrivare a conclusioni univoche. Anche il titolo del comunicato stampa è molto più cauto: IARC classifies Radiofrequency Electromagnetic Fields as possibly carcinogenic to humans. (Possibly!)

Ancor più interessante è notare la differenza di tono - molto meno allarmistico - di grandi quotidiani stranieri come il NYTimes che scrive "Cellphone Radiation May Cause Cancer, Advisory Panel Says" e Le Monde che scrive: "Pour l'OMS, le téléphone portable est peut-être "cancérogène".

Qui la sfumatura importante sono i "may" ("potrebbe" e non "può") e "peut-etre" (forse)!

Ma soprattutto, ci vuole cautela perché anche le istituzioni di ricerca non sono prive di interessi (uno per tutti: avere più fondi di ricerca...) e la storia di cosa è uscito dall'Iarc sulla relazione tra tumori e cellulari è perlomeno controversa come ha scritto L'Economist qualche anno fa nel suo "Mobile Madness" (qui una copia pdf) a seguito della pubblicazione dello studio Interphone, uno studio longitudinale drato 6 anni su 14mila pazienti.

 

Quanto costano 110 missili Cruise -Tomahawk

Sulla Libia piovono le bombe europee e americane. I commentatori sono già divisi tra falchi e colombe,

 ma qualsiasi parte si prenda val la pena ricordare qualche numero su quanto costa ciò che si scaraventa sul regime di Tripoli (e inevitabilmente sui suoi cittadini).

I 110 missili Cruise Tomahawk che il Pentagono dichiara di aver lanciato sugli obbiettivi tattici in Libia ad esempio costano circa 569mila dollari l'uno nella valuta del 1999. Rivalutati al 2011, Wikipedia stima il costo unitario a 756mila dollari (circa 533mila euro).

Insomma, il costo complessivo dell'operazione Odyssey Dawn è ancora impossibile da calcolare, ma solo in bombe il conto è già di 58,6 milioni di euro.

 

 

 

 

 

 

Ti vuoi suicidare? Facebook ti segnala

Uno dei tuoi "amici" meditate di farla finita? Se lo leggi sulla sua bacheca di Facebook, adesso lo puoi segnalare...

Il popolarissimo social network di Mark Zuckerberg prevede da qualche giorno un bel modulo on line per segnalare contenuti legati a tendenze suicide.

La paginetta appare nella lingua impostata dall'utente, ma sembra fatta più per tenere alla larga eventuali citazioni in tribunale che per aiutare chi ha effettivamente un problema.

La prima avvertenza suona infatti come uno scarico di responsabilità: "contatta immediatamente l'ente predisposto al rispetto delle leggi se noti contenuti che fanno riferimento ad atti suicidi sul sito..."

OpenLeaks è online!

Daniel Domscheit-Berg, per anni collaboratore di Julian Assange e portavoce di Wikileaks ha annunciato l'inizio dell'attivita della sua piattaforma: Openleaks. Gli scopi sono simili al sistema che aveva costruito insieme ad Assange, ma l'architettura e il funzionamento si annunciano molto diversi.

 

Domscheit-Berg, come racconta Wired US, si era separato da Assange alcuni mesi fa, e ha voluto immaginare un'architettura che garantisca maggiore verifica dei documenti e protezione delle fonti. 

 

Ma la novità maggiore è la creazione di una nuova piattaforma di pubblicazione. Il riferimento all'esperienza di Wikileaks e ai problemi riscontrati è esplicito.

Un punto importante è che i media tradizionali, tornano di nuovo a far parte del meccanismo, ma in maniera non esclusiva se eventualmente non pubblicano i leaks. Il segnale di fondo è che Wikileaks è stato solo un inizio e probabilmente verrà presto raggiunta e superata da altri modelli più perfezionati.

Openleaks dovrebbe entrare a breve in fase beta.

 

OpenLeaks 101 from openleaks on Vimeo.