I telefonini e i campi elettromagnetici come quelli del wifi causano tumori? La questione non è di ieri e finora nessuno studio è arrivato a una conclusione inequivocabile. Non per i giornali italiani che già ieri sera sul web e oggi sulla carta, titolavano con granitica certezza che i telefonini possono causare tumori.
È senza appello il Corriere: "Allarme Oms: il telefonino può causare il cancro" il cui articolo perfortuna è molto più bilanciato e cauto del titolo; e lo dà per sicuro Il Sole24Ore: Svolta dell'Oms: l'uso del cellulare può aumentare i rischi di tumore - La nuova classificazione, mentre Repubblica è più cauta: Oms, verdetto su cellulari e wireless "Potrebbero causare il cancro"
Interessante invece osservare che lo studio dell'Iarc, l'agenzia dell'Oms per lo studio dei tumori con sede a Lione, è molto più cauto e non consegna alcuna certazza granitica. Si tratta innanzitutto di una metanalisi (non sono stati raccolti nuovi dati, ma esaminati quelli di studi precedenti) e non arriva a parole conclusive, ma di fatto sottolinea l'importanza di proseguire le ricerche per arrivare a conclusioni univoche. Anche il titolo del comunicato stampa è molto più cauto: IARC classifies Radiofrequency Electromagnetic Fields as possibly carcinogenic to humans. (Possibly!)
Ancor più interessante è notare la differenza di tono - molto meno allarmistico - di grandi quotidiani stranieri come il NYTimes che scrive "Cellphone Radiation May Cause Cancer, Advisory Panel Says" e Le Monde che scrive: "Pour l'OMS, le téléphone portable est peut-être "cancérogène".
Qui la sfumatura importante sono i "may" ("potrebbe" e non "può") e "peut-etre" (forse)!
Ma soprattutto, ci vuole cautela perché anche le istituzioni di ricerca non sono prive di interessi (uno per tutti: avere più fondi di ricerca...) e la storia di cosa è uscito dall'Iarc sulla relazione tra tumori e cellulari è perlomeno controversa come ha scritto L'Economist qualche anno fa nel suo "Mobile Madness" (qui una copia pdf) a seguito della pubblicazione dello studio Interphone, uno studio longitudinale drato 6 anni su 14mila pazienti.