La Silicon Valley è la fucina dell'innovazione dell'America e del mondo, ma c'è un problema che i giganti della tecnologia non sembrano interessati a risolvere: i senzatetto.
La più alta densità di accampamenti di senzatetto degli Usa è infatti sotto le finestre del quartier generale di Adobe, a pochi isolati da Apple e Intel (ci manca solo la vista sul campo di regata dell'America's Cup di Oracle).
Una bella inchiesta di Business Insider racconta le storie di tanti di questi senzatetto e mostra dove sono. Uno dei pochi geek che sembra fare qualcosa è un ex-Ceo di Napster.
Richrad Florida ha scritto molto del rapporto tra città e classe creativa (il suo lavoro è stato anche una delle ispirazioni per la serie di inchieste Città Illuminate che ho condotto dal 2007 al 2010 per il Sole24Ore). The Atlantic, nella sua bella sezione Cities, ospita un sua interessante riflessione sulla fine dello "sprawl" quel fenomeno espansivo che è stato a lungo la cifra delle città americane e contro cui, prima di lui, si è scagliata l'urbanista Jane Jacobs. Complice la recessione, ma anche un cambiamento di abitudini degli americani, l'urbanizzazione estensiva del territorio americano sembrerebbe are invertito il suo andamento secondo Florida. A testimonianza, una bella serie di mappe interattive basate sui dati dell'ufficio demografico statunitense pubblicati da Usa Today.
Poco fa postavo di ParisData, la nuova piattaforma di open data della capitale francese, ma il Comune di Udine sembra ancora più virtuoso. Il capoluogo friulano mette a disposizione con il suo progetto OpenData i bilanci dal 2008 ad oggi dell'amministrazione in corso guidata dal matematico Furio Honsell, con tanto di preventivo 2011. Kudos all'assessore all'innovazione Paolo Coppola, che non ha caso è un informatico con tanto di pubblicazioni accademiche.
Quindici anni fa i parigini guardavano la Rete dall'alto in basso, perchè loro, «bohf... on a déjà le Minitel et ça marche beaucoup plus vite...». Oggi perfortuna l'infernale aggeggio si trova solo - e con fatica - su eBay e perfino la Mairie di Parigi sembra divenuta un traino d'innovazione. Da qualche settimana ha lanciato ParisData, il portale per la condivisione dei suoi dati pubblici. Un bel segnale sia per giornalisti che per ricercatori di varia estrazione.
In ParisData si trova un po' di tutto, dalle liste di libri presi in prestito nelle biblioteche comunali, alla cartografia e cifre su spazi verdi e ambiente.
I contenuti non sono ancora moltissimi, ma lìarchivio è destinato ad arricchirsi nei pèrossimi mesi. Tutti i dati sono in licenza Obdl che permette di condividere, utilizzare i dati per creare contenuti e modificare e trasfromare ciò che si pesca nel database. A patto che si citi e si mantenga la stessa licenza.
PechaKucha in giapponese è come dire bla-bla, ma da Tokio a Helsinki è ormai il sinonimo di presentazione creativa. E' cominciata con i designer ai quali si chiedeva di presentare al pubblico 20 immagini esposte per 20 secondi l'una. Un tempo sufficiente per dire delle cose, ma possibilmente non abbastanza per annoiare. All'ultimo Designweek di Helsinki, capitale del Design 2012, hanno cominciato a farlo anche gli scienziati.
Il formato è veramente divertente e molto agile. Ma soprattutto si adatta bene allo spirito di Helsinki, una vera città illuminata, che ha apertamente dichiarato di voler ridisegnare se stessa e farlo in maniera partecipata, sostenibile e mettendo a sistema tecnologie e talenti.
Un pezzo importante è Kaapeli, la famosa cable factory portata in palmo di mano da chiunque voglia ragionare di industrie creative come il network Europe Trans Halles.
La Cable è un posto speciale. 53mila mq di un'ex-fabbrica Nokia convertita a centro culturale nel 1992 dove pui incrociare giovani rocker professionisti che incidono demo e cd (ma c'è anche una macchina per i vinili!), ma anche giovani gamers, ballerini, maestri di arti marziali, architetti e fotografi. Il direttore non a caso è un matematico divenuto promoter di uno degli eventi heavy metal più famosi del Paese.
Un percorso strano? Forse non tanto, in sala pesi spicca il ritratto del primo direttore di Kaapeli, Verner Weckman, ingegnere e pesidente di Nokia, ma anche primo oro olimpico Finlandese. La terza cultura che fonde tecnologia, cultura e società qui non è un'invenzione, ma una tradizione.
Tornando dal bell'incontro di Perugia città illuminata mi sono imbattutto in un bel clip di Ted (ma ce ne sono di brutti?!?) sulle 4 eresie delle città di Stuart Brand, ambientalista al di sopra di ogni sospetto, ma grande sostenitore dell'importanza delle città per salvare l'ambiente.
Città illuminate è un progetto di inchieste e incontri sui territori della creatività e dell'innovazione.
L'11 Febbraio tocca a Perugia, ma intanto ecco un ricapitolativo di (quasi) tutto il materiale pubblicato finora sulle pagine di Nòva24-il Sole24Ore e su NòvaReview. Sul Novaonline c'è anche una metaraccolta.
Trento, da dove siamo partiti nel 2007, con un lungo pezzo uscito sulla Review (ai tempi era cartacea...). Qui un pezzo del quotidiano. E la copertina di Nòva24 - era il numero 67!. Con tanto di podcast.
Trieste, dove non è affatto vero che "no se pol...". E la cronaca dell'incontro qui.
Cagliari, chi non ha progettato, almeno una volta di traslocarvi?
How bad is the air we breath in our cities?And how does it compare to other places in Italy? Couldn't help thinking about this as I was on my 10K run yesterday alon the Naviglio Pavese in Milan. The air in this city doesn't smell great in general, but in sme places, yesterday it was definetly worring and you could easily pick out more than a sniff of burnt plastic and almost taste pariculate from diesel cars.
I found the answer this morning looking at "la mia aria"set up in Bracciano, and with deailed and easily accessible metrics on air quality all over Italy. As for my outodoor exercise yesterday, I'm afraid a trip on the gym's treadmill would have been much better. Aitr quality for Milan was on purple, meaning: "Molto insalubre - Stato di allarme: tutti i soggetti possono incorrere in rischi sanitari rilevanti" (i.e.: very unhealthy - state of alarm: all individuals may face relevant health risks).
And today it's on red: "Preferire l`attività sportiva in ambienti chiusi evitando l`allenamento prolungato all`aperto" (i.e.: prefer sports in closed environments and avoid prolonged training outdoors).
For a city heading into an Expo themed on quality of life and health Milan still seems to have a long way to go... Unleass we want to run the whole Expo indoors...
Si scrive "Niiu" ma si legge "giornale personalizzato. E' la nuova creatura di Wanya Oberhof, un berlinese di 23 anni, che diversi berlinesi si sono trovati stamattina sulla porta di casa. Sì perché Niiu è dichiaratamente figlio della rete, ma fatto di carta e in questo propone un modello di business assolutamente originale.
Le notizie vengono infatti dalla rete grazie a un accordo con diversi grandi gruppi come il New York Times o Handelsblatt di cui riproduce i contenuti scelti dagli utenti, un po' come si farebbe con un Rss.
Per molti "esperti" di giornalismo l'idea di stampare l'online poi distribuirlo, ma il modello di Wanya ha diversi vantaggi.
Per gli utenti trovarsi le notizie su misura fresche e stampate la mattina (molto meglio che leggersele sullo smartphone o sul telefonino se stai facendo colazione.
Per l'editore, cioé Wanya, non avere dipendenti nè staff editoriale visto che è tutto automatizzato. E sui costi visto che Niiu viene stampato nei tempi morti, quando sulle rotative - non di sua proprietà, non ci sono altri prodotti.
Per la pubblicità la possibilità di fare marketing mirato per lettore e territorio.
Costo? 1.50 euro per gli studenti e 1.80 per tutti gli altri. A Wanya bastano appena 5mila abbonati per diventare profittevole!
Insomma un altro modello da aggiungere alla lista sempre più variabile di Propublica e altri di cui avevo parlato qui e qui, ma che sembra avere anche punti in comune con Spot.us della cui espansione da SF a LA e Seattle ho parlato qui, per la sua declinazione particolare e la prossimità con il proprio pubblico.
La scommessa è interessante anche perché i costi del giornalismo sono sempre più alti come ho racocntato qui in un post sul giornalismo investigativo su un'inchiesta del NYTimes magazine costa diverse centinaia di migliaia di dollari. Dopo il crowdfunding di Cohn quello di Wanya potrebbe essere il primo esempio di una nuova generazione di "tailored-papers", giornali di carta a basso costo ma su misura.
In una bella videointervista (con trascrizione) Dave Cohn, l'inventore di Spot.us, il concept di giornalismo non-profit e crowdfunded, spiega a Zachary M. Seward del Nieman Journalism Lab che cosa vuole diventare Spot.us, l'espansioneoltre San Francisco verso Seattle e L.A. e forse più avanti verso NY e Philadelphia.
Una delle parti più interessanti però è su che tipo di storie "funzionano" ovvero quelle in gradi di attirare più crowdfunding (i futuri lettori finanziano con 20 dollari a testa ogni proposta di pezzo + 2 dollari che vanno al sito per la gestione). Più che pezzi fatti dal desk, con quote di esperti etc, quello che sembra solleticare di più lettori/finanziatori sono storie di cui non si vede a priori il taglio o il risultato. Per es.io le indagini ambientali fortemente localizzate sudove va a finirela mia spazzatura, o sui budget e la spesa della mia città...
Cohn, che ha iniziato la sua impresa grazie a un grant di 340mila dollari della Knight Foundation, è un fortissimo critico di se stesso, ma le sue riflessioni sono piene di spunti interessanti. Magari anche per i (vecchi) giornali del Vecchio continente.