Per settimane l'odioso bavaglio dell'AgCom ha impedito di diffondere non solo i sondaggi ma anche le proiezioni del risultato elettorale elaborate analizzando i flussi dei social network e in particolare di Twitter.
La cosa ha preso subito il sapore della censura e ha contribuito ad aumentare la "coolness" delle previsione fatte coi social. Perché posso leggere ciò che tutti scrivono su Twitter, non posso raccontare cosa viene fuori da un'analisi di queste stringhe di 140 caratteri visibili a tutti?
La censura era ingiusta e jurassica, ma le previsioni giravano lo stesso. Sottobanco. Tutti i politici e i giornalisti le leggevano e taravano i loro messaggi di conseguenza.
Il pericolo, secondo AgCom, poteva essere un'influenza del voto.
Ma gli elettori hanno votato. E non si sono fatti influenzare dai social. E nemmeno dai sondaggi che non hanno potuto leggere.
Per la cronaca le previsioni sui social davano il PD in testa alla grande intorno al 30%. Qualcuno, sbilanciandosi, dava Berlusconi oltre il 21%. Monti sopra al 15 e Grillo alla pari col senatore.
Ma non è stato così.
Hanno pesato di più, forse, gli old media come la rottura del silenzio elettorale in tv o le lettere (di carta) con promesse di rimborsi.
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