Il flop dell'Ipo di Facebook (il peggiore del decennio secondo Bloomberg) è la fine della seconda grande illusione americana di questo decennio nota Ross Dhouthat sul NYTimes: ovvero che l'economia digitale sia la terra promessa della crescita economica perenne (la prima era che l'immobiliare fosse un bene rifugio protetto dai cicli finanziari). Douthat mette bene a fuoco il tema: la rete ha prodotto una rivoluzione culturale, ma non economica. Chi fa soldi e crea impiego con il digitale (a parte poche rare eccezioni) sono aziende come Apple e Amazon, che in realtà vendono cose che compravamo anche prima, ma attraverso la rete.
Il punto è importante a livello storico e globale, ma anche a livello italiano visto che il Ministro Passera punta parecchio sul digitale per il rilancio dell'economia italiana. C'è da sperare che oltre alle nuove start-up all digital, che il Ministro sembra incoraggiare, prendano piede anche modelli misti, in grado di fondere i prodotti italiani con la globalizzazione della rete.
Sempre sul NYT c'è da segnalare un bel pezzetto su come la rete sta trasformando la tv italiana che riprende la campagna per la trasparenza innescata intorno ad AgCom e la candidatura arrivata dalla rete di Stefano Quintarelli.
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