Da qualche ora sono online i primi documenti di Frenchleaks, la piattaforma lanciata dai francesi di Médiapart.
Il nome evoca inevitabilmente l'operazione WikiLeaks, a cui certamente deve molto in termini storici come OpenLeaks e BrusselsLeaks. ma la formula è diversa. I singolo cittadini possono sottomettere documenti e materiali, ma quello che si vede è stato vagliato e utilizzato dai giornalisti di Mediapart e poi condivisi per dar sostanza all'articolo 19. della Dichiarazione universale dei riritti dell'uomo:
«Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere».
FrenchLeaks appare perciò una struttura più filtrata e sedimentata di qualla immaginata da Assange, la cui esperienza ha comunque evidenziato il gtandissimo lavoro di contestualizzazione, verifica e organizzazione che è necessario per dare valore alle fonti documentali. Le nuove tecnologie aprono alla collaborazione con i cittadini nella ricerca dell'informazione, ma richiedono ancora un fortissimo ruolo di professionisti dell'informazione e di esperti.
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