Stamattina ho scritto della boutade di Boschi, direttore dell'Ingv, di censurare i dati sui sismi Italiane per evitare allarmismi ingiustificati.
Mosso anche dal fiorire di commenti online, tra cui quello di Luca De Biase, ho approfondito direttamente con l'Ingv che nell'area stampa del suo sito non riporta ancora nessun comunicato ufficiale sul cambiamento di rotta nella diffusione dei dati sismici (l'ultimo comunicato è dell'1.9.10).
Dall'uffico stampa rimandano unicamente alla dichiarazione di ieri mattina rilasciata da Boschi all'Ansa: «Noi stiamo valutando di smettere di informare, e di non rendere raggiungibili i nostri dati via web, perchè vengono usati per arrivare a conclusioni che non stanno nè in cielo nè in terra», lo ha detto Enzo Boschi, presidente dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia. (ANSA). Y91-DIR 06-SET-10 14:06 NNN
Il secondo take dello stesso collega è un più dettagliato:
........«La colpa è dei giornalisti - afferma Boschi - e dei politici locali che hanno la responsabilità in caso di terremoti perchè non controllano le strutture, ma cercano di scaricarla. Poi ci sono coloro che sono desiderosi di apparire, e che trovano sempre qualcuno che voglia fargli fare uno scoop». Boschi condivide anche un'altra affermazione di Bertolaso, secondo cui in Italia si sottovaluta il rischio sismico: «Noi lo diciamo da 30 anni - afferma Boschi - ma ogni volta che c'è un terremoto c'è la solita sceneggiata. Basterebbe verificare la tenuta degli edifici, abbandonare quelli che non resistono al sisma e ristrutturare quelli per cui è possibile intervenire, oltre a costruire gli edifici nuovi in maniera antisismica. In Italia invece si costruisce male, perchè tutto diventa un affare, e non si fanno i controlli. In Giappone e California, stati sismici e ricchi come l'Italia, si è riusciti in questa impresa, ma da noi se ne parla da 30 anni ma non si è fatto nulla». (ANSA). Y91-DIR 06-SET-10 14:08 NNN
La colpa, ancora una volta è - indiscriminatamente - dei media, e l'intenzione è quella di riportare il dibattito sui temi veri della prevenzione e della ricerca sui sismi (come censurare i dati e chiudere le attività do comunicazione possa aiutare, francamente non è chiaro...)
In realtà, parlando con il personale dell'Ingv si capisce chil malessere interno all'Istituto e al quale in qualche modo ha dato sfogo il suo direttore, ha un epicentro più profondo.
Ad esempio, dal fatto che 400 dei suoi quasi mille dipendenti (tra cui moltissimi bravi sismologi) sono precari che rischiano di andare a casa tra pochi mesi come ben raccontano il blog [email protected] e il servizio del tg3 dello scorso 21 agosto.
Il rischio di perdere il 40% dei propri specialisti mette giustamente paura e forse questo aiuta a capire i toni piuttosto esasperati che arrivano dall'Ingv.
A capire ma non a giustificare, perchè i ricercatori, anche i più bravi e indispensabili devono capire che parte del loro mestiere è comunicare e dialogare con media e cittadini. E perché allora non si pone direttamente questo problema?
Chiudersi a riccio non aiuterà a riportare la discussione dei media sugli aspetti più complessi della prevenzione dei terremoti e ci priva di un voce essenziale.
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